Don Amilcare Boccio il fondatore
Amilcare Agostino Boccio nasce a Sale (AL) il 12 marzo 1891, primogenito di una famiglia di modeste condizioni. Il padre, fabbro ferraio, è persona dolce, serena, ottimista, modello di fortezza e di sacrificio. La mamma, filatrice di seta, è donna forte e decisa, di fede viva e ardente. Da lei, Amilcare impara a confidare nel Sacro Cuore e in Maria, ad adorare l’eucaristia e a stimare i sacerdoti.
Amilcare, ancora fanciullo, serve talvolta la Messa a San Luigi Orione, il quale, parlando del Sacro Cuore, ripete sovente: “Egli ha fame e sete d’amore!”. Queste parole suscitano nel cuore del bambino il desiderio di rispondere all’Amore: “Oh, Signore, potessi toglierti questa fame e questa sete!”. Per questo il 2 dicembre 1902 entra nel seminario minore di Stazzano (diocesi di Tortona).
Il 2 febbraio 1911 Amilcare, giovane seminarista, riceve quella che chiama la prima grande grazia. Cristo, “con una voce potente e un’azione trasformatrice”, lo prende “totalmente sul suo Cuore”. Egli risponde con un sì senza riserva e sacrifica la sua passione per la musica col motto: “Che io viva per amarti e per farti amare”.
Il 5 luglio 1914 è ordinato sacerdote; l’anno successivo parte per il fronte come cappellano militare nella prima guerra mondiale. Ferito gravemente, è costretto a una lunga convalescenza durante la quale ha modo di leggere “Storia di un’anima” di S. Teresa di Lisieux. Da questa lettura riceve una chiara luce sul progetto di Dio su di lui: dare vita a una famiglia religiosa che cooperi allo stabilirsi del regno di misericordia del Signore seguendo una via di fiducia, semplicità e amore.
Grazie alla collaborazione di una giovane salese, Guglielmina Remotti, divenuta poi la prima Madre, il 25 marzo 1924 ha inizio la Congregazione delle Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gesù, donne consacrate che vogliono vivere secondo lo spirito del carisma ricevuto da Don Boccio:
“Conducimi le anime per la via della fiducia, aiutami a guarirle, a fortificarle, a santificarle nel mio amore con la dolcezza di mia Madre, ispirando costantemente fiducia” (04.08.1931).
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