Madre Guglielmina, la prima Madre
“E incontrai te, Madre nostra amatissima
i cui meriti grandi, grandi, grandi sono scritti nel libro della vita
e che con una dedizione totale di te, nelle gioie e nei dolori,
fosti e sei la primissima e solida colonna dell’Opera dell’Amore:
mio primo e valido aiuto, mio vero conforto e sostegno e vanto e gloria!
Solo Dio ti può ricompensare per quanto hai fatto per me e per le nostre figliuole:
Dio ti ricompenserà da Dio in terra e in cielo!”
(Don Amilcare Boccio)
Guglielmina Remotti era nata a Sale (AL) il 15 settembre 1881. Donna forte e laboriosa pur nell’apparente fragilità, Guglielmina, nella sua giovinezza aveva avviato un laboratorio dove esplicò le sue rare doti di creatività e di buon gusto, al punto che le sue lavoranti la definirono: “un’artista nata, sensibile a tutte le espressioni della bellezza”. Con semplicità trasmetteva alle discepole il suo sapere, ed esse uscivano da quella casa veramente formate come donne cristiane, con una certa apertura mentale, e come ricamatrici provette.
Sin dal 1919, Don Amilcare Boccio, conoscendo la fede e la vita di fede di questa giovane salese, vide in lei una valida collaboratrice per dare vita a quella nuova Famiglia Religiosa che il Signore gli aveva ispirato.
Guglielmina disse il suo sì al Signore accogliendo la chiamata a realizzare il primo gruppo di coloro che avrebbero iniziato la Congregazione delle Piccole Figlie del Sacro Cuore.
Lei stessa mise a disposizione la sua casa, una “Piccola Betlemme”, in cui però non mancava l’essenziale: il desiderio di donare completamente la vita per conoscere e far conoscere, amare e far amare il Cuore di Gesù.
Madre Guglielmina ricoprì subito l’incarico di Superiora e lo mantenne per oltre un trentennio, guidando le Suore con soavità e fortezza, limpido esempio di fede e di operosa carità.
Alla sua Congregazione ella diede tutto: lo spirito, la mente, l’intelligenza, il cuore, l’impegno, le energie… al suo Dio non negò nulla, nemmeno quando la croce si fece più pesante: provata nel crogiuolo, non lasciò mai trasparire all’esterno il suo travaglio interiore rimanendo sempre disponibile ad ascoltare, consolare, incoraggiare, infondere speranza.
Così visse fino all’ultimo giorno del suo pellegrinaggio terreno: Madre Guglielmina, ottantacinquenne, tornava serenamente alla Casa del Padre l’8 marzo 1966, dopo aver tracciato ancora una volta, sul letto di morte, il profilo ideale della Piccola Figlia come lei e il nostro Fondatore avevano sempre avuto in cuore:
“…Sono tutta per voi! Sempre, specie in questi ultimi giorni che mi fan sentire più forte l’affetto! Non vi lascio però orfane. Fatevi sante, luminose per la santa Chiesa, unite amorosamente per la nostra Opera! Disinvolte e austere, aperte e prudenti, silenziose e fattive, generose, sempre pronte ad ogni bisogno per la salvezza delle anime: così, così, come i primi tempi! Tutte tutte benedico…”.
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