Il cammino spirituale di Don Boccio si intreccia sin dalla sua giovinezza con la figura di Santa Teresa di Lisieux.
Attratto dalla misericordia infinita del Cuore di Gesù, la meditazione più bella della sua vita, Amilcare, nel 1911, leggendo Storia di un’anima, capisce di dover condurre le anime all’amore di Cristo seguendo una via di fiducia, di semplicità e di amore.
Qualche anno più tardi, nel 1918, convalescente per la ferita sul campo di battaglia, legge nuovamente la biografia di Santa Teresina e lì ha l’idea chiara della futura Congregazione. In particolare sono le parole del capitolo ottavo ad entrare nel cuore del giovane sacerdote:
«O mio divin maestro non vi sarà dunque che la vostra giustizia che riceverà i suoi olocausti?
Il vostro amore misericordioso non ne avrà esso pure bisogno?
Egli è dovunque sconosciuto e rigettato. Quei cuori ai quali vorreste farne dono generoso si volgono alle creature… […] O mio Dio, questo amore disprezzato rimarrà chiuso nel vostro cuore?
A me sembra che, se trovaste delle anime le quali si offrissero “Vittime al Vostro amore” le consumereste rapidamente e sareste felice di non comprimere tanto le fiamme di tenerezza infinita che in Voi sono racchiuse».
S. Teresina aveva ben intuito l’infinita misericordia di Dio e comprendeva il Suo ardente desiderio di donarsi ad ogni creatura: perciò auspica che ci siano delle anime disposte a lasciarsi consumare da questa tenerezza a favore di tutta l’umanità e Dio possa servirsi di loro per questo scopo.
Il desiderio della giovane carmelitana diventa una nuova chiamata per don Boccio: dare vita a una Congregazione Religiosa il cui fine fosse unicamente quello di far conoscere e far amare l’Amore, radunare una schiera di anime che offrano totalmente la loro vita all’Amore.
Ecco, dunque la caratteristica essenziale delle Piccole Figlie:
“Andare e condurre tutti per la via dell’Amore, forte, generoso, sacrificato
ma che sempre, sempre, in tutte le manifestazioni, in tutte le vicissitudini è amore.
Amore che crea fiducia, amore e fiducia che creano
quella perenne, materna, amabilissima, divina dolcezza che affascina i cuori e vince tutto”.
(Don Boccio, 1931)
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